Sono Anna Adamolo, membro della Camera dei Deputati dal 2006 e oggi Ministro-Onda dell’Istruzione, Università e Ricerca. Il mio compito è quello di tutelare l’istruzione e l’università italiana. Il mio primo impegno sarà il ritiro della Legge 133 e della legge Gelmini.
Sono Anna Adamolo. Non capisco perché il mio ultimo bambino, che andrà a scuola fra sei anni, dovrà fare la scuola elementare con un maestro solo, mentre sua sorella da quattro anni studia con tre maestri, e sta imparando un sacco di cose.
Sono Anna Adamolo. Sono single, e lavoro. Ho già passato le pene dell’inferno per trovare un posto all’asilo per mia figlia, ed ora che lei va alle elementari rischio anche di vedermi rubare il tempo pieno. Sono piena di rabbia: vorrei pensare anche alla mia formazione, per non restare sempre rinchiusa in un ruolo che mi sta stretto. Ma come si fa? Sembra di parlare di fantascienza in questo paese. Eppure non sarebbe difficile: basterebbe avere più asili nido, non essere discriminate sul lavoro quando si hanno dei figli, il tempo pieno magari anche alle medie.
Sono Anna Adamolo. Mio figlio ha 17 anni, mi ha detto che domani ci sarà un’assemblea nella sua scuola. Discuteranno sul decreto Gelmini, cercheranno di capire perché vogliono tagliare i finanziamenti alle scuole pubbliche e lasciare inalterati quelli alle scuole private. Gli ho detto di ascoltare con attenzione, di decidere con i suoi compagni, e se vorranno occupare la scuola tutti insieme faranno bene a farlo. Sono molto preoccupata per il suo futuro.
Sono Anna Adamolo. Ho 42 anni, un’abilitazione all’insegnamento e ho vinto il concorso per italiano e storia negli istituti tecnici. Faccio supplenze da sette anni. Ho vinto un concorso, ma non ho una cattedra. Mi sa che con questa nuova legge non ce l’avrò mai.
Sono Anna Adamolo. Ho cominciato un dottorato di ricerca in fisica l’anno scorso, mi sono laureata con 110 e lode, il mio professore voleva farmi studiare a Livermore, ho preferito restare in Italia, mi piacerebbe, prima o poi, insegnare all’Università. Ho visto che in questa legge Gelmini è previsto che su cinque professori universitari che andranno in pensione, ne verrà assunto uno solo. Avrei fatto meglio ad andare a Livermore.
Sono Anna Adamolo. Sono una studentessa universitaria, non avevo tanta fiducia nell’università, le istituzioni sono dei carrozzoni e ognuno deve arrangiarsi come può. Mi fa rabbia che vogliano tagliare tutti questi fondi all’università, quasi il 25% in cinque anni. Non ci possono ridurre sul lastrico, devo passare altri tre anni qui, forse cinque. Come faremo a studiare senza risorse, con i professori sempre più demotivati, e noi non contiamo niente, niente. Mi sono sentita meglio quando sono andata alle prime assemblee, ho fatto i cortei con le mie amiche e i miei amici, abbiamo occupato. È la prima volta che riusciamo a parlare davvero, che capisco come funzionano le cose. Sono più viva, adesso. Non voglio smettere di lottare finché qualcosa non cambia.
Sono Anna Adamolo. Voglio portare tutte queste voci dentro a questo palazzo. Non voglio essere un numero fra tanti, una che paga, paga le imposte, paga le tasse universitarie, paga la sua vita sempre in bilico fra l’insicurezza e l’inutilità. Le nostre voci hanno già suonato e urlato nelle piazze, hanno parlato nelle assemblee, si sono confrontate nelle discussioni fra gli amici e le amiche. Siamo stufe di non contare nulla. Siamo stufe di subire i giochi della politica. La politica adesso la facciamo noi, vogliamo portare le nostre voci dentro a questo palazzo. Dentro tutti i palazzi.
Anna Adamolo è un “nome collettivo” attraverso cui chiunque (studenti singoli e organizzati, docenti precari e di ruolo, genitori, lavoratori della scuola, cittadini) può raccontare la propria esperienza e la propria storia, fare proposte di lotta e di miglioramento della scuola e università, creare contatti e nuove esperienze, o semplicemente esprimere il suo dissenso.
Anna Adamolo nasce dalle pagine e dai siti della rete, ma lo troverete presto nelle piazze e nelle strade d’Italia durante le mobilitazioni e i cortei, nelle lezioni autogestite, nelle iniziative di autoformazione, e in tutti i luoghi in cui studenti, insegnanti e famiglie lavorano concretamente per un diverso funzionamento dell’istruzione pubblica. Al servizio della condivisione della conoscenza e non dei baroni, delle clientele politiche, degli appetiti economici e delle mafie.